Non sapevo cosa rispondere quando una prestigiosa università americana mi ha chiesto: “Stiamo valutando di attivare un tirocinio di una nostra studentessa al centro di accoglienza di Cavoretto, pensi sia possibile?” Loro, come molti, apprezzano quello che viene ormai definito il “modello Cavoretto”, la gestione di un centro di accoglienza che sarebbe da replicare. Unico. Adesso è il momento di dimostrare che l’apprezzamento non è solo una dichiarazione buona per la stampa e i dibattiti (o per i selfie che servono solo a chi se li fa) ma è azioni concrete da mettere in campo subito.
Cosa è successo
La cooperativa che aveva in appalto il servizio non ha partecipato al bando che rinnovava l’affidamento, questo dopo aver preso in affitto nuovi locali, senza comunicare in tempo utile la decisione e con ritardi nel pagamento degli stipendi agli operatori e la diaria agli ospiti. La decisione da un punto di vista economico può anche essere comprensibile, in effetti lamentano ritardi di quanto loro dovuto dalla prefettura e un bando che richiede requisiti complicati da mettere in atto, ciò che colpisce è la mancanza di rispetto (e anche di gratitudine) verso chi collaborando ha reso possibile che il centro diventasse un modello. Mi riferisco agli operatori, ai cittadini di Cavoretto (splendidi), agli imprenditori che hanno attivato tirocini e collaborazioni, alle istituzioni di prossimità.
Le conseguenze
Quella più temuta è la dispersione degli ospiti e la chiusura di un progetto (il “modello Cavoretto”). Sarebbe drammatico, una resa a logiche di business che non dovrebbero coesistere con progetti di accoglienza. Sarebbe un problema in più in tempi in cui le risorse e gli sforzi devono andare a risolvere la questione MOI.
Cosa si può fare
I volontari che hanno collaborato con il centro sicuramente faranno sentire la loro voce nelle sedi istituzionali e non solo. L’istituzione di prossimità, la circoscrizione, deve prendere una posizione chiara e netta affinché questa esperienza possa avere continuità di gestione e di luogo. Il vescovo che recentemente ha visitato il centro apprezzandone, indovinate, il modello di gestione, deve intervenire con tutta la sua autorevolezza. Non lasciamo che questa esperienza si concluda qui.
Non lasciamo che a essere felici siano quelli che srotolavano striscioni nella piazza di Cavoretto a luglio 2016.
Io ero sono e sarò a vostra disposizione. Con il cuore e la ragione.