Quando si umiliano il parlamento e la democrazia
Ci sono molti modi per umiliare democrazia e parlamento, Mauro Berruto (parlamentare del PD) lo racconta bene in questo messaggio che ho ricevuto.
Non solo la Costituzione e le riforme che la destra al governo vuole mettere in atto. Non solo l’attacco alla magistratura con La Russa che vuole rivedere la Costituzione riformando i rapporti tra magistratura e stato. Non solo i diritti umani con gli andata e ritorno dall’Albania. Non solo la presidente Meloni che racconta il falso sui femminicidi.
Adesso i giochetti nelle commissioni parlamentari evitando discussioni ed emendamenti.
Non siamo messi bene, proprio per niente, e Mauro Berruto lo racconta qui.
Voglio spiegare -non solo con un’agenzia- quanto successo ieri nella commissione bicamerale ‘infanzia e adolescenza’ di cui faccio parte. Dopo due anni di indagine conoscitiva su temi di enorme importanza (leggete il titolo nella foto, è sufficiente) e 32 audizioni convocate in orari impossibili, perché quasi sempre corrispondenti a impegni nelle commissioni permanenti, dopo mille richieste di cambiamento dei calendari (cosa mai impedisce di convocare una commissione alle 8.00 del mattino, per esempio?) il lavoro va chiuso con una relazione finale.
Questa relazione non è un semplice resoconto delle audizioni, ma un documento politico. Si deve scegliere di cosa lasciare traccia delle audizioni, si devono redarre conclusioni di indirizzo. Bene, dopo 2 anni di audizioni, dicevo, questo documento (60 pagine) arriva via email alle h. 11.12 di lunedì 25 novembre con convocazione per il voto alle h. 12.15 del giorno successivo.
Il mio gruppo chiede immediatamente alla presidente della commissione on. Michela Vittoria Brambilla, relatrice del documento, un ufficio di presidenza dove chiedere l’apertura formale di una discussione sul documento stesso, per risentire i nostri auditi, verificare le conclusioni, proporre emendamenti che su un tema così importante e sensibile meriterebbe un voto unanime.
Riassumo per punti che cosa è successo, da lì in poi.
1. ufficio di presidenza convocato ieri alle 13.15, con voto sul documento previsto alle 13.30
2. richiesta di apertura della fase emendativa per alcuni giorni bocciata e forzatura sul voto
3. apertura della discussione sul voto fra gli sbuffi e l’insofferenza di deputati e senatori della maggioranza che volevano procedere direttamente “senza perdere altro tempo”
4. accoglimento, così a parole, di alcune proposte emendative sulle conclusioni (detto tra noi, quasi nulla sul valore educativo e sociale dello sport, alla faccia dell’art 33 della Costituzione)
5. momenti imbarazzanti con pezzi di frasi scritte così a penna, su fogli che avrebbero potuto essere la carta della pizza e che sarebbero dovute diventare parte del testo
6. dichiarazioni della maggioranza che sollecitano le opposizioni a votare, perché “abbiamo già aspettato tutto questo tempo”
7. nessuna riscrittura del testo, solo un generico impegno a riscriverlo, ma ribadendo la necessità di votarlo immediatamente, così sulla fiducia.
Ovviamente non c’era nessuna deadline da rispettare, nessuna urgenza dettata da qualsiasi ragione. È stato proprio soltanto un atto di prepotenza.
Insomma, ecco le mie conclusioni: è INDEGNO, a maggior ragione rispetto all’importanza del tema, un metodo del genere. Indegno e irrispettoso. In quella relazione, grazie al lavoro degli auditi, ci sono tanti spunti condivisibili e che avrei voluto votare, ripeto, in modo unanime. Invece, insieme a tutti i commissari di opposizione, mi sono alzato, sono uscito dall’aula e non ho partecipato al voto. Per rispetto di me stesso, dell’istituzione che rappresento, degli auditi e soprattutto per quei bambini, per quelle bambini, per quegli e quelle adolescenti di cui questa commissione dovrebbe occuparsi.
Mi sono alzato e non ho partecipato al voto perché, fino a prova contraria, questo è il Parlamento.
Il luogo che la democrazia ha deciso di destinare alla discussione, al confronto, al dialogo, alla parola appunto.
Lo stiamo clamorosamente perdendo.