Bicerin kebab

L’oggetto del contendere è il nome, questo Kabul non s’ha da fare, pare dicano alcuni “bravi” cercando il don Abbondio di turno. Peccato che Tofan sia di Kabul e la kebaberia abbia voluto dedicarla alla sua città. Com’è umano e normale e anche un po’ nostalgico. D’altra parte fecero così i napoletani con le pizzerie Bella Napoli o Vesuvio, e non ci risulta che condomini newyorkesi o parigini abbiano obiettato legando Napoli alla camorra o il Vesuvio alla fine di Pompei. O il ristorante Palermo alla mafia.
E se andate a curiosare nella rete troverete un Kabul kebab a New York, New York non Teheran, e non crediamo che a nessuno oltreoceano sia venuto in mente di proporre New York kebab. Invece pare che i “bravi” abbiano proposto, per mediare, un bel Torino kebab. Magari gemellato con Bicerin Kabul in Afghanistan.

Per fortuna di Don Abbondio pare non se ne trovino, e non è certo pensabile che sia l’assessore Ilda Curti a impersonarne il ruolo dal momento che ieri, insieme a molti cittadini, è andata ad assaggiare il kebab di Tofan e ad esprimere una naturale ed ovvia solidarietà. Speriamo che la festosa e gastronomica invasione di Kabul spinga i nostri “bravi” a una sana marcia indietro.
Restiamo umani.
La notizia
Kabul kebab è in via Saluzzo, angolo corso Vittorio, a Torino. L’amministratore, a nome di alcuni inquilini, non autorizzerebbe il nome Kabul: “il palazzo è signorile e quel nome evoca guerre e tragedie”.
Amminstratore limitato e di strette vedute.