Augusto Montaruli

Mi illumino di Mensio

Ultimamente ho ascoltate dirette dal consiglio comunale e dalle commissioni, un esercizio per quanto noioso estremamente utile per capire l’aria che tira in sala rossa e dintorni. 

A dir la verità mi è capitato anche di recarmi di persona e di assistere dal vivo alle discussioni che si svolgono al piano alto della città e l’impressione è sempre la stessa: inadeguati, inutili, verbosi, retorici senza l’abilità della retorica. Non tutti chiaramente, ma un bel numero e concentrati da una parte della sala.

L’interesse per le dirette nasce da due atti consiliari che proposti dal sottoscritto e approvati in circoscrizione sono poi stati replicati in consiglio comunale.

Il primo atto è dedicato alla questione degli irreperibili, ne ho scritto fino allo sfinimento,  presentato da Mimmo Carretta in sala rossa, che da ormai quasi un anno è messo nell’ordine del giorno delle convocazioni consiliari e puntualmente la seduta finisce prima che venga discusso. 

La scorsa seduta pensavo fossimo arrivati al traguardo: era la seconda mozione in discussione dopo interpellanze e delibere; l’assessore Giusta mi aveva telefonato garantendomi tutto l’appoggio necessario. Ci siamo mi son detto.

Peccato che la speranza si sia frantumata allo scoccare dell’ora fatidica: le 19:00! Seduta chiusa. 

Peccato che proprio prima dell’ora fatidica si sia discussa una mozione urgente che sul tema dei senza fissa dimora chiedeva, indovinate cosa? Un tavolo! Un tavolo dedicato all’analisi del problema e al trovare soluzione condivise con altri enti.
Minchia, mi vien da dire, noi ti proponiamo da un anno una delle soluzioni, parziale ci mancherebbe, e tu me la ignori perché devi costruire un tavolo dove andare a discutere quali soluzioni trovare? 

Minchia mi vien da dire! E mi vien da dire anche che quando costruisci un tavolo, qualche idea su cosa farci su quel tavolo dovresti già averla. La politica a casa mia è questa. 

Ma la realtà è un’altra, la realtà è fare in modo che la sindaca sia completamente deresponsabilizzata, si allunghino i tempi, si coinvolgano altri e la sindaca è salva.
Uno vale uno, la sindaca di più, i senza fissa dimora un cazzo di niente. 

Il secondo atto    invece, presentato dal consigliere Tresso, mi ha portato sul surreale consentendomi di illuminarmi di immenso, anzi di Mensio. 

Un atto semplice semplice: portare la rete dove stanno le fasce deboli della popolazione: le case ATC. L’atto passato in circoscrizione veniva ripreso dal consigliere Tresso e proposto in consiglio comunale. Si convoca una commissione per discuterlo. 

La discussione me l’aspettavo, come dire, semplice, lineare: si trattava di 1) convenire sul fatto che lì dove abitano persone più fragili è necessario attivare la rete; 2) che la sindaca nel suo ruolo politico si attivasse per trovare soluzioni al fine di realizzare quanto richiesto.

Troppo semplice: è intervenuto il consigliere Mensio.

Senza nessuna empatia o comprensione verso la questione sociale che sta dietro l’atto, il consigliere si è lasciato in una filippica sul liberismo, sulla Telecom, sul doppino telefonico, sulla storia della rete telematica. Mancavano solo le previsioni di Nostradamus. Insomma ha fatto una lezione consentendomi di “illuminarmi di Mensio” come direbbe ora il poeta. Il risultato è che quelli che abitano nelle case ATC, poco illuminati, stanno come le foglie…

Vabbè è andata così, scusate lo sfogo e le parolacce. Chiudo con un suggerimento, nel caso incontraste il professor consigliere, voi lasciatelo parlare, interloquite ogni tanto con “un d’altra parte è così”, dopo un po’ andrà altrove come succederà fra un po’ mesi andando ad insegnare come funziona il mondo e come si usa un doppino telefonico.

ps: se volete ascoltare le dirette delle commissioni consiliari dotatevi di malox e andate qui

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