Augusto Montaruli

Un Sacco bellum

Il più grande assessore al commercio della storia repubblicana, ma anche del regno, è riuscito a compiere un capolavoro politico e strategico. In San Salvario dopo un periodo di forte contrapposizione tra locali e residenti si respirava un’aria di collaborazione, il merito forse è della riconversione di alcuni o del bisogno di selezionare la clientela, anche se restano locali che offrono chupito a prezzi da discount. La questione malamovida è essenzialmente legata agli schiamazzi e al bere per strada. 

La possibilità di estendere con una pec il dehors o di installarne uno nuovo senza una concertazione anche con i residenti, senza tenere conto della cancellazione di moltissimi parcheggi e dell’aumento della insostenibilità legata al rumore ha riportato i residenti sul sentiero di guerra. 

La malamovida, se ricordate, fu oggetto di promesse elettorali, ma l’assessore lo ha dimenticato.

Bastava poco per fare meglio. Bastava ascoltare i residenti, la circoscrizione. Bastava una mappatura delle aree più critiche: qui sì, qui no. 

Bastava provare (almeno) a trasformare l’emergenza in opportunità con idee condivise.

L’assessore invece farnetica di trasformare San Salvario nel distretto del bere di qualità mortificando la storia di questo quartiere. Io ho un amico che la conosce bene, se vuole assessore, glielo presento. Forse prima della fine del suo mandato riesce a comprenderla insieme alle grandi opportunità che ci sono. Intanto si prenda una vacanza, possibilmente fino alle prossime elezioni.  

I numeri dei dehors

Leggo su Repubblica che le richieste di ampliamento dei dehors (è sufficiente inviare la domanda) a giovedì scorso 4 giugno sono state 2.286 di cui il 34% (777) in circoscrizione 1 (centro), a ruota la circoscrizione 8 (dove c’è San Salvario) con il 15% (343) insieme alla circoscrizione 3 (Borgo San Paolo e Cit Turin…), le circoscrizioni 2, 3, 5 e 7 (183) e infine la 6 (include Barriera di Milano) con il 4% (91).

Forse è un po’ forzato ma secondo me questi numeri dimostrano, se non bastasse, che le periferie rimangono tali, se non peggio, nonostante le promesse della campagna elettorale.

Ma questa è un’altra storia… 

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