Gli studenti e le studentesse di fuori
Quando mia madre accoglieva ospiti faceva loro vedere l’appartamento: qui il bagno, questa è la cucina, la camera da letto, questo è il mobile della nonna e questo è il quadro cui siamo affezionati…
Qualche giorno fa fumando una sigaretta in balcone ho fatto due chiacchiere con uno studente fuori sede che alloggia al piano di sopra, anche lui fumatore. Studia all’Isef e le due compagne di alloggio frequentano psicologia e scienza delle comunicazioni. Non conoscono la città e il quartiere in cui vivono.
A fine chiacchierata ci siamo scambiati il numero di telefono. Gli ho detto che nel caso servisse qualcosa di chiamarmi e che gli avrei mandato qualche informazione sul quartiere.
Oggi gli ho scritto. Una descrizione di San Salvario molto in sintesi e qualche luogo da frequentare: la biblioteca, la casa del quartiere, il Polo Lombroso, l’associazione di studenti universitari… qualche sito e naturalmente la pasticceria Zichella.
Mi ha risposto nel linguaggio sintetico ma efficace tipico di chi è molto giovane: “Grazie mille, una figata!”
Perché racconto questo? Perché quando si accolgono ospiti bisogna fare come faceva mia madre.
Sarebbe davvero un bel modo di accogliere queste ragazze e ragazzi che “arrivano da fuori” dare loro un carnet di accoglienza: un volumetto descrittivo del quartiere e dei servizi, dei luoghi da frequentare nel quartiere in cui vanno a vivere, biglietti di ingresso omaggio nei cinema, nei teatri e nei musei.
E’ un modo per ringraziarli per aver scelto la nostra città per studiare e per offrirgli nel contempo alternative alla movida (che si attenua anche così).
Giusto una piccola proposta per la giunta della città e delle circoscrizioni.