Augusto Montaruli

Uniformati, che brutta cosa.

Ma perchè? E’ la domanda che mi faccio sulla decisione del comune di Bologna di “riformare” l’intitolazione delle targhe quando dedicate ai partigiani.

Leggo su Sky TG24:

Con la nuova revisione della toponomastica la nuova delibera prevede che i sottotitoli “vengano uniformati con l’utilizzo del termine ‘partigiano’ o ‘partigiana’, specificando inoltre l’eventuale onorificenza al merito”, scrive Palazzo D’Accursio. Piazza Scaravilli e le richieste dell’Anpi. “Tutto nasce dalle tante segnalazioni dei cittadini che chiedevano lumi su questi sottotitoli. Ci abbiamo lavorato un anno arrivando alla conclusione che uniformare era la cosa migliore”, ha detto al Corriere l’assessore alla Toponomastica Simone Borsari. “Continuiamo a prenderci cura delle radici antifasciste della città e preservare la memoria di coloro che persero la vita per ridare dignità all’Italia”.

Quindi non ci sarà più il termine patriota e le “segnalazioni dei cittadini che chiedevano lumi su questi sottotitoli” resteranno comunque inevase. Perché se uno chiede lumi e perché vuol saperne di più. Quindi a prescindere da partigiano o patriota ciò che deve fare una buona amministrazione è raccontare il nome, altrimenti quel nome sarà buono solo per google map. Lo si può fare semplicemente con un Qr Code con il quale, chi vuole, possa leggere la storia di quel nome. 

Io credo, la dico così, che questa decisione abbia un sapore tutto burocratico, per snellire le procedure e risparmiare sui costi delle targhe. 

E comunque ha ragione Gramellini quando nel corsivo di oggi scrive: “E poi: perché consegnare ad altri una parola bella e piena come patriota?”

E infine, ci sarà pure una ragione per la quale la rivista dell’ANPI si chiama Patria. O no? 

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